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Il paesaggio albisolese dopo il Mille
tra orti, ville e fornaci
a cura di Carla Bracco
Lo sfruttamento agricolo della piana di Albisola, già esistente in età romana, probabilmente legato alla presenza di più ville rustiche, si intensifica già prima del 1000 anche per impulso degli ordini religiosi. Terreni localizzati ad Albissola Marina (dove esisteva una chiesa dedicata a San Benedetto), in località Grana, e ad Albisola Superiore erano posti sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Tiglieto o dell’Abbazia di San Quintino di Spigno che nella frazione di Ellera aveva impiantato le chiese di Santa Maria Maddalena e di San Salvatore. Poco o nulla sappiamo dei primi secoli di vita della principale chiesa, San Pietro, impiantata su un’ala residenziale della villa romana. A partire dal XVI secolo essa è ormai considerata un “Oratorio campestre” totalmente circondato dai campi coltivati. I documenti d’archivio come la cartografia storica Sette-Ottocentesca testimoniano il perdurare della vocazione agricola del territorio di Albisola Superiore: vigne e uliveti, castagneti e frutteti, terre coltivate a cereali, ortaggi, canapa lungo il Sansobbia e il Riobasco, cui si aggiungono i mulini da cereali nella Valle d’Ellera, alcuni dei quali poi trasformati in mulini da colore. Con l’inizio della fabbricazione della ceramica, sul finire del XV secolo, si determina una progressiva separazione del Borgo Inferiore (attuale Albissola Marina) che si distaccherà dal Borgo Superiore nel 1615. Mentre Marina con l’enorme e rapida diffusione dell’attività figulina potenzia la propria attitudine manifatturiera e commerciale, il borgo di Superiore mantiene la propria vocazione agricola e la frazione di Capo affianca la pesca alla produzione ceramica. Nell’indotto della lavorazione delle ceramiche un ruolo importante è rivestito dai “cavatori di terra”, coloro che progressivamente prelevano argilla dalla piana albisolese e colmano le buche con butti di scarto di fornace. Questo spiega le numerose fosse di argilla, cavata ancora nel primo dopoguerra, e conseguente scarico di materiale disseminate per tutta la piana spesso intercettate dagli archeologi. Dal XVII secolo profonde trasformazioni economiche incidono sullo sfruttamento del territorio e sull’insediamento urbano: le famiglie genovesi dei Della Rovere e Brignole vengono affiancate dalle casate dei Balbi, Gentile e Durazzo.
Ogni famiglia si attesta con una villa patrizia imprimendo un forte cambiamento al paesaggio albisolese, dominato fino ad allora da alcune residenze turrite: la Villa dei Siri nel borgo Costa, alle estreme propaggini orientali, la Villa dei Della Rovere presso le Cantine, quella dei Foglia alla Calcinara. Ma dimore nobiliari si ergono anche a Capo, con Villa Balbi presso la costa, e ad Albissola Marina con Villa De Mari e Villa Durazzo Faraggiana. I Durazzo, i Balbi, i Della Rovere attendono a lavori di arginatura del Sansobbia, riordinano le proprietà, organizzandole con percorsi interni, cancellate monumentali, grandi viali, spesso unendo alla magnificenza della villa padronale un accorto sfruttamento agricolo dei terreni circostanti. In particolare il paesaggio di Superiore è dominato dall’ intensa attività di Francesco Maria della Rovere che a metà Settecento partendo dalla Cà Grande (riconosciuta dalla tradizione come casa natale di Giuliano, futuro papa Giulio II), la trasforma in un esaltante edificio rococò con un originale rapporto tra villa-giardino-natura: Villa Della Rovere-Gavotti. Con sapienti lavori di bonifica, arginatura ed irrigazione razionalizza la coltivazione di un vasto territorio che viene poi legato ed armonizzato architettonicamente e cromaticamente: il color giallo croceo della Villa Della Rovere-Gavotti e delle sue dipendenze fa da contrappunto al rosso scarlatto dell’intero complesso della Villa Durazzo-Faraggiana sull’altra sponda del Torrente Sansobbia. Questa armonia di paesaggio e la rigogliosa vegetazione vengono colti dai paesaggisti dell’Ottocento e registrati con stupore dai colti viaggiatori stranieri. Da Villa Gavotti alla frazione Capo è aperta campagna, con qualche isolato gruppo di case. A metà strada la chiesetta di San Pietro, distrutta dal terremoto del 1878, sorge al centro dei resti romani di Alba Docilia che proprio sul finire del secolo iniziano ad essere svelati … Il resto – la costruzione della nuova strada litoranea che collega a Genova proseguita a inizio Novecento fino a Savona, la costruzione della Ferrovia e dell’asse viario di viale Mazzini – è storia recente.