La pars urbana
e la vita quotidiana

Introduzione

Il settore sud occidentale del grande complesso della villa prendeva il nome di pars urbana poiché era la zona esclusivamente dedicata all’uso residenziale, riservato agli ambienti in cui vivevano il gestore (o il proprietario) e la sua famiglia. Anche se ci troviamo all’interno in una grande proprietà con funzione non esclusivamente privata, il settore in cui alloggiava il padrone di casa è ben riconoscibile perché la zona residenziale presentava una simile conformazione in tutte le ville di età imperiale; qui ad Alba Docilia la pars urbana era rivolta a sud, ossia verso il mare, collocata su un leggero rilievo, ed era formata da una serie di stanze con varie funzioni: ambienti per accogliere gli ospiti, camere da letto, sale da pranzo.

Questi spazi si affacciavano, circondandoli, su due porticati coperti (peristylia), che a loro volta davano accesso a due rispettive aree aperte (impluvia), di forma rettangolare, una più piccola, a ovest e una più grande, a est.
Questi cortili avevano, come è noto, molteplici funzioni: erano innanzi tutto aree a cielo aperto, che raccoglievano luce per le varie stanze, potevano avere la funzione di impluvium, ossia di raccolta dell’acqua piovana ed essere anche aree verdi, coltivate a giardino.

Ambienti con riscaldamento sotto i pavmenti

Ambienti ad uso abitativo

I ritrovamenti

Entrando maggiormente nel dettaglio: per quanto riguarda la pars urbana, disponiamo sia di testimonianze strutturali, che ancora vediamo in posto  ̶  ossia le fondamenta dei muri che formavano gli ambienti, fatte di ciottoli di fiume e malta  ̶  sia di reperti rinvenuti durante gli scavi che si sono succeduti fin dalla fine del 1800 (accedi da qui al contenuto speciale La storia degli scavi ma non solo). Essi sono stati raccolti, catalogati e collocati in appositi luoghi di tutela.
Ciò che possiamo vedere oggi visitando l’Area Archeologica di Alba Docilia ci consente, anche se solo in parte, di immaginare come fosse la villa in epoca romana e come si svolgesse la vita delle persone al suo interno. Grazie al lavoro degli archeologi, sono le strutture a parlarci, insieme ai reperti rinvenuti. E’ pressoché certo, come accennato, che i cortili a cielo aperto fossero due, uno più piccolo a ovest, ancora oggi ben riconoscibile, e uno più ampio a est, individuato in parte durante le campagne di scavo degli anni Settanta del Novecento e successivamente ricoperto dalla attuale pavimentazione. Il cortile più piccolo ospitava, molto probabilmente, una vasca rivestita in laterizi e cocciopesto, non più visibile, con funzione di bacino di raccolta dell’acqua piovana (impluvium) che defluiva verso nord/ovest attraverso una canaletta, ancora oggi visibile, costruita sotto i piani pavimentali, non più esistenti.

Sui quattro lati dell’impluvium si affacciava il porticato coperto che comunicava direttamente con le varie stanze, disposte una accanto all’altra, che lo circondavano.
Sappiamo inoltre che alcuni dei locali a nord dei cortili e dei porticati, erano dotati di un sistema di riscaldamento tramite circolazione d’aria calda che scorreva sotto i pavimenti, in intercapedini sorrette da colonnine di laterizi (hypocaustum) e all’interno dello spessore delle pareti.
Grazie ai reperti rinvenuti, è certo che gli spazi della pars urbana fossero ornati mediante un apparato decorativo e architettonico (link all’area tematica) di grande gusto estetico e che le persone che vi abitavano svolgevano le abituali attività di vita quotidiana, servendosi, esattamente come noi oggi, di oggetti di uso comune: alcuni di essi li conosciamo grazie al fatto che, per la maggior parte frammentari, sono stati rinvenuti negli strati di terreno scavati dagli archeologi all’interno dei vani.
Si tratta per lo più di manufatti comunemente utilizzati in cucina, per la preparazione e la cottura dei cibi, o sulla tavola e di lucerne.
Qui vi proponiamo reperti in ceramica ma non dobbiamo dimenticare che molto spesso comparivano anche oggetti in vetro (bottiglie, bicchieri, coppe) e, sulle mense più ricche, contenitori in metallo, anche prezioso.

OLLA
Nome: olla

Classe: ceramica comune
Materiale: argilla
Datazione: II-III secolo d.C.
Misure: h 16 cm; diametro 25 cm
Dove si trova ora: Depositi Soprintendenza, Genova
Note: rinvenuta frammentaria,
ricomposta integrata.

Questo oggetto è un’olla, ossia una pentola. O meglio, ciò che ne resta. Sono stati ritrovati pochi frammenti ma in numero sufficiente per poterne ricostruire la forma. Anche se si tratta solo di un tegame per cuocere il cibo, capiamo che si trattava di un oggetto di qualità dalla presenza della decorazione, sia sull’orlo, sia sulla parete esterna.

TEGAME A PATINA CINEROGNOLA
Nome
: tegame a patina cinerognola
Classe
: ceramica africana da cucina
Materiale
: argilla
Datazione
: II-III secolo d.C.
Misure
: h 12,5 cm; diam. 22,5 cm
Dove si trova ora
: Depositi Soprintendenza, Genova
Note
: rinvenuta frammentaria, ricomposta integrata.

Qui abbiamo un altro tegame per la cottura dei cibi. Il suo colore grigio, all’esterno non è casuale ma ricercato: il ceramista adottava un sistema di cottura specifico dell’argilla in modo da ottenere un colore grigio solo all’esterno del tegame.

OLPE (O ANFORETTA) BIANSATA
Nome: anforetta biansata
Classe: ceramica comune
Materiale: argilla
Datazione: I-III secolo d.C.
Misure: h 23 cm; diametro 20 cm
Dove si trova ora: Depositi Soprintendenza, Genova
Note: rinvenuta frammentaria, ricomposta e in parte integrata.

Questo oggetto è un’anforetta, una sorta di bottiglia panciuta usata per contenere liquidi, per lo più acqua.  Parte del collo, l’orlo superiore e le anse (i manici) non sono stati rinvenuti. Appartiene anch’essa, come altri oggetti qui descritti, al servizio da mensa e sicuramente trovava posto in cucina e sulla tavola durante i pasti.

FRAMMENTO DI PIATTO
Nome: patera o piatto
Classe: terra sigillata tardo-italica
Materiale: argilla
Datazione: I-II secolo d.C.
Misure: 12,8×10 cm
Dove si trova ora: Depositi Soprintendenza, Genova
Note
: ricomposto

Ciò che vedi qui a sinistra è parte del fondo di un piatto per mangiare. Non un piatto di poco conto: si trattava di un oggetto di pregio, costoso, prodotto da artigiani specializzati (italici), con argilla fine e verniciato. Questo tipo di stoviglia era molto in voga durante l’impero romano. Abbiamo deciso di mostrarlo, seppur conservato solo in parte, poichè presenta al centro il marchio del ceramista che lo ha prodotto. Questo marchio, detto bollo, ha la forma di un piccolo piede (bollo in planta pedis) con all’interno il nome dell’artigiano ossia SEX(tus) M(urrius) F(estus), attivo in Italia centrale e assai noto.

PATERA
Nome: patera
Classe: terra sigillata chiara africana
Materiale: argilla
Datazione: V secolo d.C. (?)
Misure: diametro 27 cm
Dove si trova ora: Depositi Soprintendenza, Genova
Note: rinvenuta frammentaria, ricomposta e integrata

Questa è una patera ossia una sorta di piatto-scodella. Il suo fondo infatti è concavo e non perfettamente piano, come nel reperto che vedi descritto subito sopra, ma come quest’ultimo appartiene alla stessa categoria di stoviglie da mensa, ossia al “servizio buono”. Anche questo oggetto è fatto in ceramica fine, presenta una accurata verniciatura superficiale, del tipico colore rosso arancio, ma non è stato fabbricato in territorio italico, bensì in Africa settentrionale.

PATERA
Nome: patera
Classe: terra sigillata africana
Materiale: argilla
Datazione: II secolo d.C.
Misure: h 6 cm, diametro 34 cm
Dove si trova ora: Depositi Soprintendenza, Genova
Note: rinvenuta frammentaria, ricomposta e integrata

Anche questa, come la precedente, è una patera ossia una sorta di piatto-scodella. Il suo fondo è solo leggermente concavo e non ha un piede ad anello come i piatti veri e propri. La patera, nell’uso più comune, specialmente se così larga, era usata in tavola per servire il cibo, a mo’ di vassoio, ma sappiamo anche che in ambito religioso, in forme di dimensioni più piccole, era usata per le libagioni sacre.

PATERA 
Nome
: patera
Classe: ceramica africana da cucina
Materiale
: argilla
Datazione
: II-III secolo d.C.
Misure
: diametro 34 cm
Dove si trova ora
: Depositi Soprintendenza, Genova
Note: rinvenuta frammentaria, ricomposta e integrata.

Un’altra patera. Più semplice di quella descritta sopra ma pur sempre grande, con funzione anch’essa di piatto da portata. Non ha tracce di verniciatura e l’orlo è appena accennato. E’ però uno dei reperti in ceramica più grandi fra tutti quelli rinvenuti.

COPPA
Nome
: coppa
Classe
: terra sigillata africana
Materiale
: argilla
Datazione
: III secolo d.C.
Misure: h 6,2 cm, diam. 17,6 cm
Dove si trova ora: Depositi Soprintendenza, Genova
Note: rinvenuta frammentaria, ricomposta e integrata

Anche le forme come questa trovavano posto a tavola. Di coppe ve ne erano di molti tipi e dimensioni, spesso decorate, e servivano per bere o comunque per i liquidi (acqua e vino). L’esemplare qui accanto è stato fabbricato in Africa settentrionale e appartiene alla classe ceramica della terra sigillata, come i reperti che vedi descritti sopra. Questa coppa è molto semplice ma la sua forma è essenziale, oggi diremmo “minimalista”, bella ma senza fronzoli.

FRAMMENTI DI BICCHIERE
Nome
: bicchieri
Classe: ceramica a pareti sottili
Materiale: argilla
Datazione
: seconda metà I secolo d.C.
Misure
5,7×5,7 cm, spessore 0,1 cm; 6×3,8 cm, spessore 0,3 cm
Dove si trova ora
: Depositi Soprintendenza, Genova
Note
: frammenti pertinenti a due bicchieri

Per bere a tavola non solo coppe quindi, ma anche veri e propri bicchieri in ceramica cosiddetta “a pareti sottili” e di forma ovoidale. L’artigiano riusciva, molto abilmente, a creare bicchieri per bere di pregio con argilla talmente fine e depurata da consentirgli di ottenere pareti sottili quasi come quelle di vetro o di metallo. Spesso infatti sulla tavola erano presenti bicchieri in vetro soffiato, e anche negli scavi della villa di Alba Docilia ne sono stati ritrovati frammenti.

FRAMMENTI DI COPPE
Nome
: frammenti pertinenti a varie coppe
Classe
: terra sigillata sud-gallica
Materiale
: argilla
Datazione
: I e II secolo d.C.
Dove si trovano ora
: Depositi Soprintendenza, Genova
Note
: frammenti tra loro non pertinenti

E in questa serie di foto? Ancora ceramica sigillata, ma con qualcosa in più. Durante gli scavi ad Alba Docilia sono stati rinvenuti anche molti frammenti di recipienti non associabili tra loro (risultando quindi impossibile ricostruire la forma intera). In questo caso abbiamo però scelto di raggruppare in queste immagini i frammenti più grandi e decorati.

Essi sono pertinenti a nove diverse coppe da tavola. Nella loro interezza queste coppe dovevano essere bellissime, oggetti di lusso, che solo le famiglie abbienti potevano permettersi. Esse non furono fabbricate in territorio italico e nemmeno in nord Africa. Questo particolare tipo di sigillata veniva prodotta in un’altra zona dell’impero, ossia nella provincia della Gallia (l’odierna Francia, per semplificare), in particolare nella Gallia meridionale. Riconosciamo il luogo di provenienza dal tipo di decorazione e dallo stile, particolarmente ricco e  raffinato. Tra i motivi decorativi presenti su questi pezzi, si riconoscono  animali, figure umane e elementi vegetali. Clicca sulle foto e usa lo zoom! Riesci a riconoscerli? 

LUCERNE
Nome
: lucerne
Classe
: lucerne
Materiale
: argilla
Datazione
: di varia cronologia compresa tra il I e la prima metà del V secolo d.C.
Misure:
lunghezze variabili tra 5,6 e12 cm
Dove si trovano ora
: Depositi Soprintendenza, Genova

Tra tutti gli oggetti di uso quotidiano antichi, la lucerna è uno tra quelli che maggiormente smuove la curiosità degli archeologi e non solo. Il motivo fondamentale è sicuramente legato alla sua funzione, ossia creare uno spazio di luce in una stanza. Si tratta di una esigenza, quella dell’illuminare, che rientra tra i bisogni primordiali dell’essere umano e la lucerna è sicuramente un oggetto che appartiene alla sfera “intima” della quotidianità e dell’ambiente domestico. Clicca qui per accedere alla pagina di approfondimento.

A partire dal I secolo a.C. le lucerne diventano un oggetto assai diffuso nelle case in tutto l’impero romano. Ne esistevano di svariate tipologie, potevano essere di argilla, di bronzo, di metallo prezioso e spesso erano decorate. Ad Alba Docilia ne sono state rinvenute diverse, in frammenti e integre. Nella galleria che proponiamo abbiamo scelto alcuni esemplari significativi e con caratteristiche particolari: due di loro assai simili in forma e decorazione, una in argilla fine e depurata con il marchio di fabbrica, una (frammentaria) con impresso il krysmon e una di piccole dimensioni, integra, lunga poco più di 5 cm, magari appartenuta ad un bambino.