Le terme
e la cura del corpo

I Romani amavano moltissimo le terme: città grandi e piccole dell’Impero erano fornite di impianti termali pubblici, spesso anche più di uno; le famiglie più abbienti e lo stesso imperatore non rinunciavano ad avere, all’interno di ville e palazzi, un proprio impianto privato. Le terme nell’antichità non erano solo luoghi di benessere, cura e igiene del proprio corpo, erano anche luoghi di aggregazione e socializzazione, di confronto politico e di svago. Il tutto si svolgeva quotidianamente in ambienti accoglienti e decorati finemente, in cui era possibile essere massaggiati con oli profumati, svolgere attività fisica e fare bagni in piscine fredde e calde e bagni di vapore. Ad Albisola la zona delle terme spiccava per le sue ragguardevoli dimensioni e la ricca decorazione.

Per questo motivo non è da escludere che esse non fossero solo private e ad uso esclusivo del padrone di casa ma che potessero avere anche carattere pubblico ed essere a disposizione di chi qui stazionava … E magari anche degli abitanti delle zone limitrofe. 
L’area termale si trova immediatamente a ovest della zona residenziale: era estesa e formata, come consuetudine, da un insieme di ambienti collegati tra loro; oggi consiste solo in ciò che resta di un grande edificio di forma quadrata e in un annesso rettangolare, a sud, con funzione di cisterna per immagazzinare l’acqua.

L’edificio quadrangolare

La cisterna

L’edificio quadrangolare ospita al centro un grande invaso di forma circolare, delimitato da gradoni, di cui sono ancora visibili alcune tracce, in origine rivestiti in marmo.
Circa la funzione di questa struttura, in passato è stato ipotizzato potesse trattarsi di un laconicum ossia di una sorta di ambiente adibito a sauna. Recentemente nuove indagini hanno portato ad una parziale revisione circa la sua funzione e l’ambiente è stato riconosciuto come una piscina calida.

Il riscaldamento del locale e dell’acqua veniva prodotto attraverso un grande fuoco gestito in un apposito spazio al di sotto del fondo della piscina (hypocaustum), una sorta di grande intercapedine sostenuta da colonnine di mattoni a cui gli addetti al fuoco potevano accedere attraverso un corridoio, tutt’ora visibile e ben conservato, situato sul lato occidentale dell’edificio.

L’enorme calore generato dal fuoco riscaldava l’aria sotto la vasca, si diffondeva nell’ampio corridoio anulare che la circondava e risaliva attraverso le condotte disposte a raggiera sopra di esso per riscaldare l’aria al livello superiore in una ulteriore intercapedine tra il muro circolare che delimitava la piscina e i muri perimetrali dell’edificio quadrangolare che la conteneva.
Sfortunatamente nessun oggetto rinvenuto rimanda direttamente alla pratica termale. Possiamo quindi solamente immaginare, aiutati da confronti, la presenza di oggetti legati alla cura del corpo come ad esempio contenitori in ceramica e vetro per contenere oli, profumi e unguenti utilizzati durante i massaggi, oggetti personali appartenenti agli avventori (oggetti in metallo e in osso, monili, specchi, aghi crinali), e manufatti legati allo svolgimento dell’attività fisica, come gli strigili.